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Perché a teatro non si può indossare il viola?

Abbiamo parlato di scaramanzia a teatro e di colori nel cinema. Oggi uniamo le due cose e vi raccontiamo la scaramanzia legata ai colori.


Come molti di voi sapranno e come abbiamo già detto nel primo articolo di questo blog (se non l'hai letto, corri a farlo!), la scaramanzia nel mondo dello spettacolo la fa da padrone.

Da merda merda merda , a battere tre volte il copione quando cade a terra, fino ad arrivare al temutissimo colore Viola.

Secondo la tradizione, infatti, tale colore è assolutamente vietato tanto a teatro quanto al cinema. Quest’ultimo eredita gran parte delle superstizioni e delle tradizioni proprio dal teatro. Credete sia un caso che le poltrone al cinema siano rosse? Anche qui, la tradizione vuole che quel rosso sia legato allo sfarzo e al lusso ottocentesco mentre il velluto sia stato scelto da Wagner in quanto il tessuto assorbe i suoni ed elimina l’eco. Oggi molti cinema hanno sostituito le amate poltroncine rosse con colori come il blu, ad esempio. Nella nostra società di consumo, in cui si guarda alla praticità, il blu risulta essere un colore che camuffa meglio lo sporco e perde toni meno velocemente del rosso; quindi detto fatto: meno pulizia più durata.


Questa digressione a parte, il viola è diventato un colore temuto dagli uomini (e donne, anche qui, se non hai letto il nostro secondo articolo, corri a farlo!) di spettacolo a partire dal medioevo. Infatti in quest’epoca e più precisamente nel periodo della Quaresima (i 40 giorni che, nella religione cristiana, precedono la Pasqua), era assolutamente vietata la rappresentazione teatrale e, più in generale, di spettacoli pubblici. Per chi provava a vivere di quest’arte, significava letteralmente interrompere qualsiasi attività e non aver nulla per sopravvivere. Da allora il colore viola, che è quello che caratterizza proprio i paramenti liturgici usati durante la quaresima, ha significato sfortuna e disgrazia per il mondo dello spettacolo, sia se indossato da un attore sia se indossato dal pubblico. (Per gli appassionati ed esperti, ricordate la Sgricia di Pirandello? Non è per caso vestita di viola? E non è per caso il simbolo di una coscienza dell’aldilà?)

Il cinema eredita in parte questa superstizione anche se attenuandone un po’ l’aura. Come sappiamo infatti alcuni film utilizzano il viola fin dal titolo, ne è un esempio “Il colore viola” di Steven Spielberg (e proprio di Spielberg abbiamo parlato nel nostro terzo articolo, quindi vale la regola precedente!).


Non sempre però “ogni mondo è paese”, come si suol dire. In Inghilterra, ad esempio, il colore bandito in scena ed in platea è il blu, a meno che non sia accompagnato dall’argento. Il colore primario, infatti, era tra i più costosi e secondo alcune voci di corridoio, qualche compagnia per acquistare costumi blu (che rimandavano a persone facoltose e ricche) finivano per andare in bancarotta. Ma perché l’argento? Semplice. Se la compagnia poteva permettersi delle finiture d’argento, significava che era abbastanza ricca da potersi permettere delle stoffe blu, annientando così l’alone di scaramanzia legata alla tinta.

E ancora, in Francia è vietato l’uso del verde. Tutto si deve al buon Molière, il quale durante la rappresentazione de “Il malato immaginario” del 1673, ebbe un malore in scena morendo di lì a poco. Indovinate un po’? indossava un costume verde! Gli spagnoli scelgono, invece, il giallo. La superstizione si lega ad un evento largamente diffuso e allo stesso modo discusso: la corrida. Il matador sfida il toro con il capote, il grande drappo che varia dal rosso, al bordeaux al rosa (anche qui, colori luminosi, costosi e lussuosi) al suo interno, invece, è sempre giallo. Giallo è l’ultimo colore che vede il torero prima di essere colpito dalle corna del toro. Dategli torto agli spagnoli….






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